Sunday, October 23, 2011

2011.10.48

Mauro Bonazzi, I Sofisti. Pensatori, 18. Roma: Carocci Editore, 2010. Pp. 183. ISBN 9788843055913. €16.50.

Reviewed by Mauro Giuffrè, Università di Palermo (maurpurgo@hotmail.com)

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[Table of Contents below]

In modo ben argomentato e coerente, all'interno di un itinerario tradizionale, il volume di Mauro Bonazzi ripercorre i principali aspetti della riflessione della cosiddetta "antica sofistica". Peculiarità principali del lavoro sono il metodo e la qualità della pubblicazione, che ha il dichiarato intento di "una ricostruzione attendibile […] del pensiero dei sofisti nel loro contesto storico e filosofico" (p. 12).

Il volume, privo di una prefazione, si apre con il primo capitolo, dal titolo 'I sofisti: storia di un nome e di un pregiudizio'. Esso pone il lettore a contatto col problema dell'impiego della definizione "sofisti": quali pensatori essa realmente comprende e qual è il suo reale senso? Oltre a porre la questione terminologica (interpretazione della radice soph-), Bonazzi propone criteri per individuare gli autori del pensiero sofistico: la vita itinerante; l'insegnamento di verità; la richiesta di compensi. Ciascun sofista "in polemica con gli altri sofisti non meno che con poeti e filosofi, cerca di accreditarsi come il nuovo maestro di cui la Grecia ha bisogno" (p. 21).

Il secondo capitolo apre la serie di quelli dedicati ai temi trattati dai sofisti. In 'L'essere e la verità, l'uomo e la realtà', Bonazzi tenta di mettere in luce il fatto che l'impostazione tradizionale, secondo la quale i sofisti sono "mezzi filosofi", mentre Socrate, Platone e Aristotele sono "filosofi veri e propri" è troppo semplicistica. L'autore insiste sul fatto che le riflessioni dei sofisti rispondono all'interpretazione della realtà proposta da Parmenide. Solo in questa prospettiva emergono i punti di contatto con i "pluralisti" (Empedocle, Anassagora, Democrito). Le diverse sezioni sono relative ai singoli pensatori. Nella prima viene presentata la verità di Protagora (giocando col senso del titolo del trattato protagoreo, La verità) nella sua interpretazione gnoseologica e nelle sue conseguenze pratiche: Protagora sarebbe un oppositore di Parmenide, rispetto al quale rivaluta la specificità dell'esperienza umana e rivendicherebbe la specificità della tesi dell' "uomo-misura" nel campo politico, sostenendo la necessità di costruire il consenso. La seconda sezione è dedicata a Gorgia. Con acribìa1 sono presentate le tesi gorgiane contenute nel lacunoso Sul non essere e le relative interpretazioni: 1) quella del divertissement;2 2) quella nichilistica;3 3) quella "soggettivistica-tragica";4 4) quella "empiristica".5 Bonazzi sottolinea il legame istituito da Gorgia tra esperienza umana e linguaggio naturale. A quest'ultimo sono dedicate le testimonianze di Seniade e Licofrone, inserite dalla tradizione nel solco del pensiero gorgiano. La sezione successiva tratta di Antifonte. Secondo Bonazzi la peculiarità è la parzialità dell'immagine di Antifonte derivante dalla testimonianza platonica (Leggi, 889a-890b). Secondo questa Antifonte sarebbe un apologeta dell'ateismo, ma il "nesso tra una concezione autonoma della natura, l'ateismo e la violenza politica è piuttosto il risultato di un'inferenza di Platone, che trovava così ulteriore conferma della pericolosità sociale dell'insegnamento dei sofisti" (p. 56). Le tesi antifontee sfidano radicalmente le tradizioni del pensiero greco. Il capitolo termina con la sezione 'Dalla physis al logos: presocratici e sofisti', la quale illustra la svolta impressa dai sofisti alla filosofia greca: i sofisti si concentrano sulle specificità dell'uomo, centrando le proprie riflessioni sul logos.

Nel terzo capitolo, 'Un mondo di parole: i sofisti tra grammatica, retorica, poesia e filosofia', differenti sezioni affrontano i più noti argomenti della riflessione sofistica. In 'Grammatica e correttezza dei nomi' sono discusse le tesi di Protagora e di Prodico: quest'ultimo è visto come un avversario del relativismo di Callicle o di Trasimaco, difensore di solidi principi morali,6 mentre il primo è considerato un artefice di discorsi capaci di imporsi da un punto di vista logico-formale, come già espresso in Bonazzi, Protagoras, in J.-F. Pradeau (éd.), Les Sophistes , Paris, Flammarion 2009, pp. 43-90, 443-472..7 Protagora, Gorgia e Ippia sono i principali studiosi della tradizione poetica, come espresso nella sezione 'Critica letteraria e critica della tradizione poetica'. Il primo si impegna a mostrare la grandezza del poeta. La sezione 'Retorica, sofistica e filosofia' si propone di superare alcuni pregiudizi tradizionali: 1) le strategie argomentative dei sofisti sono capziose; 2) gli insegnamenti dei sofisti sono finalizzati a prevalere nelle discussioni, ma non apportano vera conoscenza; 3) i sofisti si interessano al logos in modo meno sistematico rispetto ai filosofi. Per Bonazzi, nella concezione dei sofisti il logos non deve dire la verità, ma dare un senso alla realtà per ricondurre la molteplicità ad un ordine. In 'Dal logos al nomos, dal linguaggio alla politica' Bonazzi mette in luce il fatto che il problema del logos è direttamente collegato al problema del kairós.

'La giustizia e la legge' è il quarto capitolo di questo volume, composto da sette corpose sezioni. 'La giustizia secondo Protagora' spiega che il nomos, inteso come codice legale e come codice morale, è assolutamente relativo ad ogni comunità. Le tesi di Protagora sull'uomo e la giustizia sono secondo Bonazzi uno dei "risultati più stimolanti" (p. 89) conseguiti dai sofisti. Egli ne mette in luce (come già Kerferd (1981), The Sophistic Movement,Cambridge University Press) la vicinanza con il concetto di isēgoría. La seconda sezione, dal titolo 'Contro il nomos: da Gorgia a Callicle', si occupa di Gorgia e Callicle. Secondo Bonazzi, diversamente da Protagora che punta ad una sintesi fra istanze individuali e collettive, anche attraverso la critica dei valori tradizionali, Gorgia fornisce al singolo lo strumento per prevalere sulla collettività, perseguendo i propri interessi: si tratta della retorica. Una radicalizzazione di questo si osserva in Callicle, personaggio del Gorgia platonico e allievo del filosofo di Lentini. Bonazzi sottolinea che il Callicle platonico, come già notato dai critici,8 propone una condotta spregiudicata, che godette grande fortuna nella pentecontetìa. Come un fautore della "legge di natura", secondo la quale anche nelle comunità umane la vita sociale è destinata a produrre il trionfo dei più forti, Callicle argomenta sulla pleonexía: essa spinge gli uomini, come gli animali, ad una istintiva prevaricazione. Bonazzi enfatizza il fatto che le tesi calliclee hanno suggestionato Nietzsche, ma ne mette in luce la debolezza teoretica (pp. 97-98). Nella sezione 'Trasimaco e il realismo politico', Bonazzi presenta la prima tesi sulla giustizia esposta da Trasimaco in Platone, Repubblica, 338c. La tesi rappresenta una particolare insidia per il nomos democratico. Trasimaco afferma che la giustizia è l'utile del potere costituito (339a) e quindi nega strutturalmente la possibilità di esistere ad una comunità coesa e armonica. Su un piano più politico, Trasimaco implicitamente afferma che non ha senso distinguere tra regimi buoni o cattivi, perché tutti -- compresa la democrazia periclea -- tutelano gli interessi di una sola parte e non dell'intero gruppo sociale. 'Antifonte e la logica dell'individuo' è la sezione seguente, nella quale -- come avveniva già nel secondo capitolo -- Bonazzi illumina il legame in Antifonte tra le concezioni di physis e nomos: quest'ultimo sarebbe sempre negativo, perché risulterebbe un tentativo umano di controllare ciò che la natura ha lasciato senza regole. Il nomos non sarebbe in grado di tutelarsi dalla violazione, perciò risulta doppiamente svantaggio (limita le azioni umane e non garantisce la sicurezza). Bonazzi argomenta che Antifonte spinge la tesi realista ad estreme conseguenze: "se il fondamento della giustizia è l'utile, e in certi casi la violazione della giustizia è più utile del rispetto della giustizia, ne deriva che l'ingiustizia è giusta" (p. 106-107). Nella sezione dal titolo 'Altri avversari del nomos' Bonazzi convoglia le testimonianze superstiti di altri autori: il tragediografo Crizia, che viene considerato un autore che impiega riflessioni dei sofisti più che un sofista egli stesso (Piritoo, 88B22); l'autore del dramma satiresco Sisifo (nuovamente Crizia? O Euripide ?), che insiste sul carattere convenzionale del nomos; Ippia, che allo stato dell'arte non è possibile inquadrare precisamente (servendosi solo di Platone, Protagora, 337c-e insieme a Senofonte, Memorabili, IV, 4, 5-25). L'ultimo tema trattato da Bonazzi in questo capitolo "politico" è quello dell'isonomia e dell'isegoria, due diversi aspetti de 'II problema dell'uguaglianza' che dà il titolo alla sezione. Esaminando brevemente la documentazione relativa ad Antifonte, Ippia, Licofrone, Gorgia e Trasimaco, Bonazzi conclude che "è esagerato considerare i sofisti come dei paladini dei diritti umani". Nella conclusiva sezione 'Attualità dei sofisti', l'autore sottolinea il legame tra il mondo attuale e la riflessione dei sofisti: in primo luogo, i sofisti si sono interessati per primi al ruolo dei valori fondanti di una comunità, in secondo luogo, il realismo di fondo sarebbe il comune denominatore della corrente di pensiero.

Il quinto capitolo è dedicato ad un tema abbastanza insolito per una trattazione sulla sofistica antica, riguardante i temi etici come la felicità o il piacere. 'Insegnare la virtù: i sofisti tra felicità e successo' è suddiviso in tre differenti sezioni: 1) 'Gli immoralisti'; 2) 'La morale della concordia di Antifonte'; 3) 'La scelta di Prodico (e di Ippia)'. Nella prima sezione si punta l'attenzione sulle fonti, precisamente Platone e Aristofane, che sottolineano il carattere "immorale" di molti degli insegnamenti di sofisti quale Gorgia, Callicle, Menone, e Bonazzi suggerisce comunque una lettura sfumata di tali testimonianze. Nella seconda sezione si analizza più dettagliatamente la posizione di Antifonte, desunta dai frammenti della sua opera La Concordia messa in relazione con l'altro suo scritto La Verità . Bonazzi ne desume la concezione psicologica sottostante la posizione di Antifonte:9 le forze motivazionali degli uomini sono due, la ragione ed il desiderio. La saggezza diventa la capacità di contemperare entrambi i poli di questa antinomia. L'ultima sezione del capitolo accomuna Prodico e Ippia su posizioni di difesa della morale tradizionale, pur con le dovute cautele, in opposizione ad altri sofisti (come Trasimaco e Callicle) orientati maggiormente verso un relativismo radicale, erosivo di ogni principio morale. Bonazzi basa la sua interpretazione sul Discorso troiano di Ippia e su La scelta di Eracle, una epideixis composta da Prodico.

L'ultimo capitolo è una puntuale analisi del rapporto tra i sofisti e l'ultraterreno, intitolato 'Gli dei e la religione'. Bonazzi, partendo dal dato di fatto che i filosofi presocratici modificarono la cosiddetta teologia dei poeti, inserisce i sofisti nel più ampio quadro della modificazione della religione tradizionale attribuendo loro una sorta di "interesse sociologico" (p. 133). In tre diverse sezioni, 'L'agnosticismo di Protagora', 'L'origine della credenza negli dei', 'Provvidenza e giustizia divina: questioni di teodicea', Bonazzi evidenzia che le reazioni all'insegnamento dei sofisti hanno avuto stretti legami con i sentimenti religiosi.10 La posizione di Protagora sul tema più che mostrarlo come un ateo ne fa un agnostico; una posizione di vero e proprio ateismo si ritrova secondo Bonazzi in Prodico. La giustificazione dell'esistenza degli dei e della loro giustizia in presenza del male (in termini moderni, la teodicea) è stato un tema toccato sia da Protagora che da Trasimaco, ai quali potrebbe essere stato non estraneo un certo "gusto della provocazione".

Il volume si chiude con un'appendice dal titolo 'I sofisti e i saperi specialistici (technai)', che ricostruisce i termini della polemica tra i sofisti ed i professionisti dei vari settori, con una rassegna denominata 'I protagonisti', che presenta individualmente i profili dei singoli pensatori (nell'ordine, Protagora, Gorgia, Antifonte, Seniade, Prodico, Trasimaco, Ippia, Crizia, Licofrone, Callicle, Eutidemo, Dionisodoro, Alcidamente, e una presentazione del contenuto dei Dissoi Logoi), una ricca Bibliografia ed un utilissimo Indice dei principali passi citati.

Table of Contents

Avvertenza
1. I sofisti: storia di un nome e di un pregiudizio 9
2. L'essere e la verità, l'uomo e la realta 23
3. Un mondo di parole: i sofisti tra grammatica, reto- rica, poesia e filosofia 59
4. La giustizia e la legge 83
5. Insegnare la virtù: i sofisti tra felicità e successo 115
6. Gli dei e la religione 133
Appendice. I sofisti e i saperi specialistici (technai) 140
I protagonisti 149
Bibliografia 167
Indice dei principali passi citati 181


Notes:


1.   Ad esclusione del refuso di p. 42, rigo 7 contando dal basso, la mancanza di un "è".
2.   Cfr. Gomperz 1912. Sophistik und Rhetorik. Das Bildungsideal des eu legein in seinem Verhaeltnis zur Philosophie des 5. Jahrhunderts. Teubner, Stuttgart.
3.   Cfr. Hourcade 2009. Atomisme et sophistique. La tradition abdéritaine. Ousia, Bruxelles.
4.   Sostenuta dalla linea Hegel (1832). , Lezioni sulla storia della filosofia a c. di E. Codignola e G. Sanna, Firenze, La Nuova Italia, 1930-1944, 4 vol.;Nestle, Wilhelm (1922),'Die Schrift es Gorgias "Uber die Natur oder Uber das Nichtseiende" , 'Hermes,57 , pp. 551-62; Untersteiner (1949), I sofisti (2° ed., 2 voll., 1967), Bruno Mondadori, Milano
5.   Sostenuta dalla linea Grote (1864), A history of Greece: from the earliest period to the close of the generation contemporary with Alexander the Great, Routledge, Londra; Guthrie (1971), The Sophists. Cambridge = History of Greek Philosophy, vol.III (CUP 1969); Dodds (1973), The ancient concept of progress and other essays on Greek literature and belief, Clarendon Press, pp. 92-105.
6.   Cfr. MOMIGLIANO A.,"Prodico di Ceo e le dottrine del linguaggio da Democrito ai Cinici", R. Accad. delle Scienze di Torino 65 (1929-1930), p. 95-107.
7.   Cfr.. Protagoras, l'orthoepeia, et la justesse des noms, in A. Brancacci et M. Dixsaut (eds.), Platon, source des Présocratiques. Exploration, Vrin, Paris 2002, pp. 169-190.
8.   Cfr. Dodds 1959, pp. 12-15. Plato, Gorgias. A revised text with Introduction and Commentary. By E. R. Dodds. Clarendon Press: Oxford University Press, 1959. Pp. vi + 406.
9.   Cfr. Bonazzi 2006, Elenchos n. 27, pp. 101-115. L'uomo, gli dei, le bestie. A proposito dell'antropologia di Antifonte.
10.   La dimostrazione è condotta con rigore, se si eccettua che a p. 136, nel discutere l'interpretazione di Protagora da parte di Kerferd, hos viene erroneamente classificato come preposizione.

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