Monday, July 9, 2018

2018.07.08

Pietro Vannicelli, Aldo Corcella, Giuseppe Nenci, Erodoto. Le storie, Volume 7, Libro VII: Serse e Leonida. Scrittori greci e latini. Milano: Mondadori, 2017. Pp. civ, 609. ISBN 9788804503163. €35.00.

Reviewed by Filippo Canali De Rossi, Liceo Dante, Rome (filippocanaliderossi@hotmail.com)

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Il volume VII delle Storie di Erodoto è l'ultimo ad essere pubblicato nella collana di classici greci e latini della Fondazione Lorenzo Valla e conclude una impresa editoriale iniziata negli anni '70 con l'uscita dei volumi contenenti i libri VIII e IX (Agostino Masaracchia), seguita poi, a circa dieci anni di distanza, dal volume I (1988: David Asheri), II (1989: A.B. Lloyd), III (1990: D. Asheri e S. Medaglia), IV (1993: A. Corcella e S. Medaglia), V (1994: G. Nenci), VI (1998: G. Nenci), quindi daI rifacimenti dei libri VIII (2003) e IX (2006: entrambi a cura di D. Asheri, morto nel 2000, A. Corcella e P. Vannicelli; per il secondo cfr. BMCR 2007.01.44). I commenti dei primi quattro libri sono stati nel frattempo riuniti, rivisti e tradotti in inglese nel volume a cura di O. Murray ed A. Moreno (Oxford 2007, cfr. BMCR 2008.07.35), con l'intenzione di sostituire il classico ma obsoleto commento di How & Wells. Giunge a completare l'opera questo settimo libro in cui Vannicelli ha scritto l'introduzione (IX-XXXVI) e il commento (295-592), Corcella si è occupato della costituzione del testo preceduto da una nota critica (3-16); a lui sarà da attribuire anche la cura degli scolî (285-290) e delle Lexeis (291-294); la traduzione, rivista in alcuni punti per uniformarla alle scelte ecdotiche, resta quella di Nenci († 1999). Vi sono inoltre alcuni apparati (bibliografia, XXXVII-LXXVIII; sommario, LXXIX-LXXXII; cartine, LXXXIII-CIV; indice dei nomi, 593-609) la cui attribuzione, lasciata inespressa, dovrebbe ricadere sul curatore generale Vannicelli.1

Il libro VII di Erodoto è sostanzialmente suddivisibile in quattro parti: la prima occupa i capitoli 1-19 ed illustra la genesi della spedizione militare contro la Grecia progettata da Dario (1-4) e messa in atto da Serse (5-19); nella seconda parte (capitoli 20-131) vengono esposti più in dettaglio i preparativi dell'esercito, la lunga marcia ed il catalogo delle forze persiane; nella terza parte (131-178) sono invece i preparativi dei Greci ad essere al centro del racconto; infine la quarta parte è dedicata al vero e proprio scontro delle Termopili (179-239). Nell'introduzione il curatore sottolinea che il VII libro rappresenta una cesura narrativa nell'opera di Erodoto,2 con la successione di Serse a Dario; le cause della spedizione sono in equilibrio fra la vendetta richiesta dalla colpa degli Ateniesi,3 e l'imperialismo persiano; la figura tragica di Serse è illuminata dai dialoghi intrattenuti nel corso della lunga marcia con Artabano, Pizio, Demarato; in campo greco vi è una sorta di bilancio dei comportamenti dei varî popoli e città di fronte alla minaccia persiana: alla salda fermezza di Sparta e Atene si contrappongono le defezioni (più e meno motivate) di Argo, Siracusa, Corcira, Creta e dei Tessali; questa narrazione parallela del fronte persiano e di quello greco trova la sua ricomposizione nella parte finale, in cui è trattata la battaglia delle Termopili; Vannicelli osserva il carattere eminentemente spartano di questo libro (con la contrapposizione dei due re, Demarato e Leonida), ma anche il suo carattere riassuntivo di tutta l'opera, in quanto opposizione fra Asia ed Europa. Una delle questioni aleggianti su tutto il racconto della guerra è se in essa gli Ateniesi abbiano avuto maggiore merito degli Spartani, ciò che diverrebbe una giustificazione per esercitare il dominio sugli alleati. Passando ad esaminare le qualità narrative di Erodoto, Vannicelli evidenzia la interazione fra le Storie e i generi dell'epica, dell'oratoria e della tragedia, sottolineando in particolare gli accenti di ironia tragica che si riscontrano nella figura di Serse. Un aspetto oratorio del libro è invece costituito dai discorsi degli ambasciatori, come gli spartani Spertia e Buli inviati in Persia,4 o le ambascerie inviate dai Greci per allargare la coalizione antipersiana; in chiave di storia della diplomazia si potrebbe anche valorizzare il suggerimento, messo in bocca a Mardonio, che i Greci si servissero delle vie diplomatiche per risolvere ogni conflitto.5 Fra le digressioni la principale è quella costituita dal racconto dell'ascesa di Gelone,6 un'altra più breve è il riferimento alla disfatta di Tarentini e Reggini ad opera degli Iapigi.7 Nell'insieme, come osserva Vannicelli, la cadenza narrativa è scandita da un ritmo lento e solenne, in cui trovano spazio aneddoti legati al passaggio del re, alla cui ombra si agita una miriade di figure minori, persiane e greche, immortalate dallo storico in qualche semplice atto, pensiamo alla caduta da cavallo di Farnuche.8 La delineazione a tutto tondo della figura tragica di Serse impone un confronto con il personaggio messo in scena da Eschilo nei Persiani: questo, a parere di Vannicelli, va risolto in termini di discontinuità del Serse eschileo rispetto ai re suoi predecessori, mentre il Serse di Erodoto, in quanto campione dello imperialismo, rappresenta tutto sommato la continuità della loro politica espansionistica. Il curatore ed altri prima di lui si sono ancora chiesti se la rappresentazione di questo imperialismo persiano possa rappresentare, in controluce, l'imperialismo ateniese, dal momento che le parole di Serse sono riprese da parte di un Ateniese in Tucidide.9 Avere trasgredito i limiti è però una colpa che comporta una punizione e la divinità entra allora in gioco. Non solo il re persiano, ma anche Spartani e Ateniesi devono fare i conti con il rispetto delle indicazioni divine (a Sparta l'ira di Taltibio per la violazione degli ambasciatori persiani, ad Atene l'oracolo delfico sull'abbandono della città). Per tutti gli altri Greci la scelta fondamentale, da cui dipenderà la loro sorte futura, è invece se dare terra e acqua al re di Persia,10 o aderire alla alleanza dei Greci.

Venendo al contenuto propriamente storico dell'opera, Vannicelli ritiene che si debba sostanzialmente operare su tre piani: quello della oggettività dei fatti narrati, quello delle tradizioni raccolte da Erodoto, che scrive ad una certa distanza di tempo da essi, e infine quello della ricomposizione di tutta la materia nel testo. Un problema che si pone in particolare per il VII libro è quello delle fonti utilizzate per la Persia,11 in quanto il recente rinnovamento degli studî sulla Persia ha imposto il vaglio delle numerose informazioni che Erodoto tramanda circa la realtà dell'impero persiano, le quali si possono ripartire nelle seguenti categorie: 1. Storie dinastiche, relative alla acquisizione o alla trasmissione del potere. 2. Prosopografia, relativa a varî personaggi afferenti alla corte imperiale. 3. Amministrazione dell'impero. Un quarto aspetto è quello della interazione da parte dei varî popoli soggetti, che costituiscono la cosiddetta 'fascia intermedia' (Troade, Misia, Lidia, Caria, Licia, Panfilia, Bitinia, Paflagonia, Ponto, Cilicia), le cui élites sono permeabili allo influsso dei modelli persiani. Verrebbe così a cadere, come già intuito dal Lewis12, l'immaginata presenza di una sorta di 'cortina di ferro' fra i due mondi, quello greco e quello persiano e degli informatori di Erodoto circa le cose persiane, nel passato variamente identificati. Per il mondo greco la conclusione di Vannicelli è che si deve postulare che Erodoto utilizzi in massima parte tradizioni orali, ma non si può escludere il ricorso a fonti scritte di vario genere (oracoli, epigrammi, decreti) 13 o anche la consultazione di opere letterarie a lui precedenti.

Si può aggiungere che il bilinguismo greco/persiano era praticato nell'impero, addirittura presso la corte persiana. Ad esempio Onomacrito recitò oracoli alla corte persiana, probabilmente in greco, in quanto l'autenticità dell'oracolo è strettamente legata alla sua forma metrica e quindi alla lingua originale.14 Fonti greche e persiane vanno dunque ritenute complementari.

Nella nota testuale Corcella sottolinea la divisione della tradizione manoscritta in due principali famiglie, Fiorentina e Romana15, basata su due testimoni principali (A per la Fiorentina, D per la Romana), che non permette tuttavia di procedere sic et simpliciter alla eliminazione dei codici più recenti (B e C per la Fiorentina, R U V X S per la Romana), come caldeggiato in uno studio sulla tradizione di Erodoto.16 Alla lezione dei codici si aggiunge per alcuni passi del VII libro il contributo dei papiri, oltre all'apporto della tradizione indiretta, vale a dire delle citazioni, parafrasi o lemmatizzazioni relative a singole parole. Un problema a sé stante è quello della uniformazione ortografica del testo, che non può essere forzata, e di cui l'apparato critico può rendere conto solo parzialmente.

Il commento del Vannicelli rappresenta in sé un enorme lavoro di erudizione; inoltre è ricchissimo di riferimenti bibliografici (non sempre citati in forma completa e non tutti riportati nella bibliografia iniziale), offrendo così infiniti spunti per approfondimenti seminariali.

La stampa del libro come di consuetudine nelle pregiate edizioni della fondazione Valla appare molto curata.17 In conclusione salutiamo l'apparizione di questo volume che completa la edizione Valla di Erodoto, così come pure, nella stessa serie, è stata recentemente completata l'edizione di Pausania.18



Notes:


1.   La recensione è dedicata alla memoria di Enzo Lippolis, recentemente venuto a mancare.
2.   Questo aspetto è messo in risalto dalla presenza del 'proemio interno' (Hdt. VII, 20) con la esaltazione 'tucididea' della prossima guerra come quella di gran lunga maggiore di tutte.
3.   Cfr. Hdt. VII, 8, β 2.
4.   Hdt. VII, 134-135, con datazione anteriore alla spedizione.
5.   Hdt. VII, 9, β 2.
6.   Hdt. VII, 153-156.
7.   Hdt. VII, 170.
8.   Hdt. VII, 88.
9.   Hdt. VII, 8, α 1, cfr. Thuc. V, 105, 2.
10.   Una lista di costoro in VII, 132.
11.   Su questo aspetto si veda anche anche P. Vannicelli, Contesti e valore storico delle tradizioni sulla Persia achemenide nel libro VII delle Storie di Erodoto "Scienze dell'antichità" 23.1, 2017, 51-57.
12.   D.M. Lewis, Persians in Herodotus, ristampato in Selected Papers in Greek and Near Eastern History, Cambridge 1997, 345-361.
13.   Hdt. VII, 30, 2: riferimento ad una iscrizione lidia infissa in terra da Creso.
14.   Hdt. VII, 4. F. Canali De Rossi, I Greci in Medio Oriente ed Asia Centrale, Roma 2a ed. 2008, pp. 5-7.
15.   Su quest'ultima si veda il recente studio di R. Cantore, Studi sulla famiglia Romana di Erodoto, Bologna 2013.
16.   B. Hemmerdinger, Les manuscrits d'Hérodote et la critique verbale, Genova 1981.
17.   I riferimenti sono alle righe numerate del testo in lingua originale, cosa che rende macchinosa la ricerca a chi voglia passare direttamente dalla lettura della traduzione al commento: a questo fine sarebbe stato più funzionale un rimando ai paragrafi. Rileviamo tuttavia qui alcuni refusi ed errori minimi. A p. XXI riga 23, leggi Ar(t)istone; a p. LXXXI riga 14, decisione (di) abbandonare. Nella traduzione del Nenci al capitolo 4 (p. 23) gli anni di regno attribuiti a Dario sono solo 33 (contro i 36 del testo greco); a 102, 3 (p. 133): '(d)all'alto del muro'; a 138, 1 (p. 163): 'informati di ciò, (i) Greci'; a 176, 3 (p. 215): nella traduzione è caduta la menzione dei Thesprotae; a 215 (p. 255): il sentiero più che 'di nessuna utilità' risulta 'infido' per i Maliesi. A p. 352, il nome di Patiranfe (così nella traduzione, p. 75) diventa 'Patiramfe' nel commento; a p. 373, quint'ultima riga: 'si presentano co(me) Ariani'; a p. 462, 11a riga dal basso, Raubitsche(k); p. 483, ottava riga, Troikà va scritto con omega; a p. 518, commento a cap. 174, una riga ('un diverso atteggiamento, reale o possibile ...') appare reduplicata a breve distanza; a p. 551, riga 11, Books XXXI-XXX(III); a p. 562 riga 5, mi chiedo se l'uso della maiuscola (Barbari) vs. quello della minuscola (greci) sia ideologico. Fra i desiderata annotiamo il fatto che, quando viene addotta della documentazione archeologica, come nel commento ad 8, 2-3 (p. 310), sarebbe utile averne una riproduzione fotografica, come in altri volumi della serie.
18.   Pausania, Guida della Grecia. Libro X. Delfi e la Focide, a cura di U. Bultrighini e M. Torelli, Fondazione Lorenzo Valla 2017.

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